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L'osteopatia valore aggiunto in medicina: intervista al Dott. Piromalli


Buongiorno dott. Piromalli, le chiederei prima di tutto di presentarsi.

Ho avuto una passione fin da piccolo per la medicina, ero appassionato per le materie scientifiche, e oggi dopo 40 anni pratico la professione con lo stesso impegno e amore nonostante abbia ormai superato i 60 anni. Mi interesso di medicina generale e diabetologia, e ho maturato un’esperienza importante negli anni per la pediatria. Sempre alla ricerca di nuove terapie alternative che potessero avere una razionale base scientifica, al fine di poter indirizzare i miei pazienti verso i professionisti e i percorsi di cura più adeguati.

Lei è un medico di base, professione che oggi sembra attraversare una profonda crisi.

Secondo me, con la scomparsa della medicina di base scomparirà la salute dei pazienti. Il medico di base se è capace e ha voglia di fare, può centrare il problema del paziente e con l’aiuto di altre figure, portare a diagnosi e identificare il miglior percorso di cura. E ribadisco che il medico di base per me è imprescindibile. Il fatto che i medici di base stanno scomparendo, me lo spiego in un modo solo: quando ero giovano io nel fare il medico di base mi permetteva una certa autonomia. Oggi, con le risorse che scarseggiano, sembra quasi che fare il medico di base sia diventato un lavoro puramente burocratico, con delle lotte continue per ogni terapia, che fanno perdere la voglia di fare puramente il medico. Parallelamente, c’è questa corsa all’iperspecializzazione, però io dico sempre ai giovani che il medico studierà la clinica, che vuol dire chinarsi sul paziente, vederlo e ascoltarlo, mentre ora questo passaggio non avviene più, non si guarda più il paziente nel suo insieme. Non si pone più il paziente come al centro del percorso di cura. Infine, c’è una lotta continua con il paziente stesso, che spesso arriva dal medico con una diagnosi già pronta dalla sua personale ricerca su internet. Il medico di base deve lottare davvero su più fronti.

In questo contesto, com’è lavorare in Calabria?

Lavorare nel sud italia, ha i suo pro e contro: il pro è un rapporto con il paziente ancora di fiducia, si riesce a creare un bel rapporto personale. Nel mio studio non esiste che il paziente deve annunciarsi tre giorni prima, la mia priorità è sempre che prima di tutto si devono risolvere i problemi di salute di tutti quelli che ne hanno bisogno. Tra i contro, c’è una difficoltà di dialogo tra i medici di base e gli ospedali centrali, e questo spesso porta una confusione e un conseguente disagio.

Un suo giudizio sull’osteopatia.

Ho scoperto l’osteopatia grazie a Diego Porpiglia e credo moltissimo nelle tecniche osteopatiche. L’uomo non è una macchina, ma è una serie di emozioni, di corpo e di mente. L’osteopatia è una pratica che può essere un valore aggiunto, a me personalmente ha dato tanto, e vedo questo beneficio anche nei miei pazienti. Ovvio che non può curare tutti i mali, ma sicuramente è un sostegno importante. Sempre di più i pazienti si stanno rendendo conto che esiste la possibilità di poter rivolgersi all’osteopata. Per me è encomiabile che in Calabria si stia creando un percorso di cura di eccellenza, con dei professionisti di livello nazionale e non solo che vengono nella nostra terra anche grazie a questo forte rapporto con il mondo osteopatico. Serve una presa di coscienza anche da parte delle istituzioni. L’osteopatia può essere un bel volano verso una maggiore multidisciplinarietà e per creare interessanti percorsi di cura per i pazienti.

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